Opere per organo

23,00 

per organo

COD: CDEC167 Categoria:

Descrizione

Daniele Maffeis…chi era costui? Lo storico musicale à la pàge, uso a ragionare più per luoghi comuni che per attente valutazioni non avrebbe dubbi nel porre questa domanda. Tuttavia, soppesando con occhi ed orecchie di autentici musicisti il corpus organistico (e non solo) lasciatoci in eredità dal maestro, possiamo veramente scoprire un mondo affascinante e ancora pressoché sconosciuto.
Maffeis coltivò i primi germogli della vocazione organistica e compositiva presso il solido Conservatorio “Donizetti” di Bergamo, raffinandoli poi in quello straordinario humus culturale che fu la Milano degli anni ’20 del XX secolo: il Conservatorio “G. Verdi” (che poteva vantare docenti di prima grandezza come Pizzetti, Pozzoli, Bas, Ghedini, Pick-Mangiagalli, Ferroni, C.A. Bossi…) era allora una vera università della musica, mentre fuori le mura dell’istituto si respirava un’aria ancora intrisa di profumi pucciniani, corroborata dalla scoperta della scuola francese post impressionista e della scuola tedesca che, dopo lo scossone wagneriano ormai aveva decisamente superato i confini del sistema tonale, esplorando lidi nuovi ed intellettualmente affascinanti.
Ecco allora spiegato, a chi ascolterà questi dischi, il senso del grande ecclettismo compositivo che pervade le pagine del maestro. Già in giovanissima età organista assistente presso la Basilica di S. Maria Maggiore in Bergamo sotto la direzione di Agostino Donini ed allievo presso il Conservatorio milanese di Arnaldo Galliera (uno dei massimi rappresentanti della genìa di organisti/compositori fioriti dalla scuola post – bossiana), Maffeis seppe poi – nell’arco di un’intensissima attività artistica protrattasi dagli anni ’30 agli anni 60’ del ‘900 – scandagliare e ricreare differenti mondi creativi in maniera assolutamente personale e convincente.
I brani organistici di Maffeis sono collocabili in differenti filoni stilistici: le grandi pagine di pura letteratura organistica, pensate soprattutto per la dimensione concertistica, le pagine di ispirazione religiosa, in cui emerge forse la parte più autentica dell’animo del maestro e i piccoli brani con destinazione prettamente liturgica.
Fra i brani di maggior respiro scorgiamo dunque gli stilemi decisamente neoclassici della giovanile Sonata pour Orgue en Do Majeur e i tratti mendelssohniani dell’Andante per Organo. Trascrizione organistica di un brano per Tromba e orchestra d’archi risulta invece essere il Corale, che pare ricondurci alle trasfigurate parafrasi bachiane di O. Respighi.
Il Capriccio e Canone è invece improntato ad un linguaggio più nuovo e audace, che, traendo matrice dai due Scherzi op. 49 di M.E. Bossi guarda però all’inquietudine armonica delle Pièces de Fantaisie di L. Vierne; la medesima inquietudine si può cogliere anche nel magnifico Preludio Fantastico e Fuga, composto nel 1947, dove, però, l’armonia ardita e cangiante è collocata in un contesto decisamente regeriano di continua e magistrale tensione contrappuntistica.
Un caso a sé stante è rappresentato da Meditazione; composta di getto nell’agosto 1954 sull’onda dell’emozione suscitata dalla morte di Alcide De Gasperi, la pagina è una mirabile sintesi del linguaggio maturo dell’arte di Maffeis. Affondando le radici in un “tardo wagnerismo”, il linguaggio sonoro si amplia sino a lambire le soglie della tonalità. La stessa tensione interiore emerge nella Deposizione trascritta dal trittico orchestrale Fantoniana: la contemplazione della scultura del Cristo Morto e delle statue di Rovetta suscita nell’autore un profondo stato emotivo che ci riconsegna intatto quel linguaggio teso ed evanescente già impiegato da A. Galliera nel Venerdì Santo del Trittico per Organo.
I brani Spiritelli dell’organo e Trionfale – Adveniat Regnum Tuum ci mostrano invece l’aspetto gioviale e autenticamente “bergamasco” del maestro: Spiritelli descrive un gustoso dialogo fra i vari registri dell’organo che sembrano animarsi prendendo vita in un “botta e risposta” giocoso e simpaticamente ironico, mentre il Trionfale (trascrizione per organo di una marcia per banda) ci riporta al clima di “festa devozionale” delle processioni mariane o eucaristiche tanto care all’animo popolare.
Le pagine di taglio liturgico, spesso ricostruzioni di improvvisazioni “posate” durante i riti, pur nella loro brevità rivelano una profonda originalità e ricerca di stile; dai due stringatissimi brani Preludio per Pasqua e Offertorio, passando per le gregorianeggianti Antiphonae Majores e la deliziosa Piccola Pastorale possiamo veramente scorgere la profondità d’animo e la statura umana ed artistica del maestro.
Simphonicum Nova et Vetera fu sicuramente il brano organistico più amato da Maffeis. Concepito come “colonna sonora” a commento della presentazione di un ciclo pittorico di G. Bergagna raffigurante le Litanie Lauretane, il brano si configura come un poema sinfonico per organo di dimensioni considerevoli: le sue 933 misure lo collocano in compagnia dei grandi affreschi di Liszt, Reubke e Stehle, di cui condivide la forma ciclica e l’uso pressochè continuo della tecnica del leit – motiv.
Più volte riscritte e ritoccate, le mirabili Litanie rappresentano il vero testamento spirituale di Maffeis, testimonianza straordinariamente vivida delle ultime parole da lui pronunciate sul letto di morte il 10 Febbraio 1966: “…non mi dispiace di morire. Ormai sono morto al mondo… mi rincresce soltanto perché ho dentro ancora tanta musica!”
Emanuele Carlo Vianelli
 

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