Improvvisazioni

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su temi liturgici

COD: CAA5520 Categoria:

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Spinelli è oggi una delle icone della cultura musicale ambrosiana dopo che per anni la sua figura di musicista, nobile e signorile, era stata tenuta ai margini della storia e nel ricordo di quella Milano novecentesca che si muoveva con l’operosa e tipica frenesia metropolitana anche in ambito artistico. Egli era un talento musicale sin da giovane, un talento maturato con un precoce diploma sotto la guida di Bas, Pozzoli e Ramella, musicisti non solo preparati ma anche esigenti nei confronti degli allievi. 
A 22 anni ottenne subito, tramite concorso, il posto in Duomo a Milano, esattamente nel 1924 per il secondo organo, carica che tenne sino alla morte interfacciandosi con Costante Adolfo Bossi, titolare al primo organo e anch’egli una delle figure più
interessanti tra i collaboratori del primo ’900 della nostra casa editrice. Fine didatta (come scrive Gian Nicola Vessia nelle sue conosciute “Le firme dell’organo”), Spinelli ebbe a sua volta illustri allievi quali Luciano Migliavacca, futuro e longevo maestro di cappella del Duomo di Milano; Renato Fait, anch’egli per decenni organista titolare della cattedrale milanese, e Bruno Bettinelli, una delle figure di compositoree di didatta tra le più importanti nel panorama italiano dello scorso secolo. Persona umile e riservata, era capace anche di gesti musicali di più contento profilo liturgico ma non per questo meno ricchi di poesia e meno attenti alla cultura che lo permeava, e cioè le fonti del “cantus firmus” e le melodie di Ambrogio, vescovo, poeta e musicista. Proprio per questo abbiamo raccolto, di Santo Spinelli, qualche orma di quel percorso musicale organistico attento al canto ambrosiano, ai suoi inni e alle sue antifone.
La scrittura organistica denota un atteggiamento “moderno”, anticipatore di pagine che si susseguiranno in altri musicisti anch’essi esposti all’influenza del canto perenne della chiesa e utilizzatori di uno stile libero dal metro e dal rigore del contrappunto. Un’oasi di serenità da restituire con accenti pacati e con senso di raccoglimento che rappresentava uno dei numerosi aspetti stilistici del musicista milanese.

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