Dopo il felice esito del primo “Tribus vocibus”, ecco il secondo capitolo di una narrazione che pare ancora non porre la parola fine alla sua storia. L’inizio di questo percorso, con il primo fascicolo di Casa Carrara, nasceva da diverse esigenze e da diverse riflessioni: scrivere a tre voci dispari per facilitare, con una sola sezione virile impegnata, l’esecuzione d’insieme di una compagine corale spesso numericamente limitata e quindi in difficoltà nel riproporre la mottettistica di più ampio respiro; servire la liturgia riproponendo il corredo testuale latino che innerva e decora, sempre con lo stesso incanto, la celebrazione, invitando al momento di ascolto e di riflessione l’assemblea presente al rito; indagare, con il trasmigrare dei brani nelle più diverse tonalità, il colore di una polifonia che si fa anche momento didattico nel suo incedere armonico e contrappuntistico; esaltare la trasparenza e la comprensione del testo che è e rimane fondamento e certezza nell’evolversi di questo viaggio musicale così speciale e così delicato anche per le implicazioni della tecnica compositiva.