Le suggestioni che ruotano intorno a questo brano sono molteplici: la cultura del tango, che tanto deve agli italiani emigrati in Argentina e Uruguay, e la malinconia speculare di chi lo immagina da questa sponda dell’oceano, rievocando quella dei nostri nonni, lontani dalla loro terra. Inoltre è evidente un omaggio a Stravinsky, sia al Tango per pianoforte, sia ad alcuni passi della Histoire du soldat.
La poesia di Campana Viaggio a Montevideo, poeta errabondo e inquieto, sembra riassumere le visioni, le speranze, la meraviglia di uno dei tanti italiani che allora si mettevano in viaggio per il sud America: in essa il tango è come una musica sotterranea. L’ho voluta in epigrafe e mi piacerebbe che fosse letta prima di di un’esecuzione pubblica, o stampata sui programmi di sala.
Sulla destinazione organistica di questo lavoro hanno pesato la curiosità di sperimentare attorno a un timbro che ha qualcosa in comune con il Bandoneon e la pietas per tutti i profughi che continuano ad attraversare i continenti.