Zoltan Kodaly (1882-1967) scrisse in giovanissima età un piccolo “Stabat Mater” (originariamente per coro maschile): una sola pagina, quattro voci a cappella, il minimo di note con il massimo di risultato in senso effettistico. Artigianato di alto livello. Nella redazione di “Polyphonia” ci si è chiesti, pur nel rispetto dello scritto kodalyano, se si potesse offrire al mondo corale qualche suggestione in più, qualche itinerario alternativo per gettare lo sguardo su nuovi colori e nuovi approcci stilistici nel commento ai versi della antica  sequenza mariana. Ci hanno aiutato alcuni musicisti appartenenti alla “costellazione Carrara” i quali si sono accostati al compito seguendo uno spirito di “servizio” teso alla massima fruibilità da parte della compagine corale di piccola, media e anche più ampia dimensione. Al rinnovarsi della sperimentazione sul testo dello  “Stabat”, abbiamo accostato alcuni esempi del passato ricercando nell’alveo della rarità, come è costume di “Polyphonia” fin dal suo primo apparire ormai più di venti anni fa.