L’arte del Voluntary – vol.2
20,00 €
Brani organistici, scritti e improvvisati
Descrizione
Il termine “voluntary”, preso alla lettera, indica un brano organistico, scritto o improvvisato, eseguito “a volontà”, “a piacere” dall’organista. Tale termine, applicato all’arte musicale, si trova già a partire dalla metà del XVI secolo, indicante una composizione strumentale nella quale l’esecutore può aggiungere qualcosa di suo alla traccia scritta dal compositore. In sostanza i primi voluntary sono delle fantasie o ricercari che però non utilizzano un cantus firmus proveniente dall’ambito liturgico, ma un cantus firmus composto liberamente dall’autore. Interessante notare come Burney defini il voluntary: “un brano suonato estemporaneamente da un musicista, secondo la sua fantasia” e spesso utilizzato dal musicista quasi “per preparare se stesso a suonare qualsiasi altra composizione, per provare lo strumento o per portarsi nella tonalità del pezzo che intende eseguire”. In questo senso avvicinandosi al “preludio”, al “capriccio”, alla “fantasia” e all’ “improvviso”.
Informazioni aggiuntive
Autore | |
---|---|
Curatore | |
Editore | |
Serie | |
Anno di pubblicazione | |
Pages | |
Edizione | |
Codice ISMN | |
Genere | |
SubGenres | |
Contenuti | <div><strong>INDICE</strong></div> <div>Maurice Greene (1696-1755), <strong>Voluntary II</strong></div> <div><em>tratto da Twelve Voluntarys for the Organ or Harpsichord,</em><br/> |
VersionName | |
VersionCulture |